Music Muse: Miró
Philip Corner interpreta al pianoforte opere di Joan Miró.
3 aprile 2004 - ore 18.00
A cura di Giorgia Nessi



In occasione della mostra "Joan Miró Alchimista del segno", l'assessorato alla Cultura del Comune di Como e l'associazione culturale borgovico 33 sono lieti di presentare la realizzazione di un concerto dell'artista statunitense Philip Corner.

Philip Corner, noto compositore e artista americano, è nato a New York nel 1933. Membro di gruppi storici come Fluxus, Judson Dance Theater, Tone Roads Concerts, The Something Else Press, Sound Out of Silent Spaces, Frog Peak Composers' Collective, Experimental Intermedia Foundation, ha eseguito i suoi lavori in 33 paesi del mondo ed ha al suo attivo numerose mostre in gallerie private e in musei.



fotografia: Philip Corner in concerto a New York, metà anni ’60


Proprio per il suo carattere eclettico è difficile classificare la sua ricerca entro schemi predefiniti; ciò che egli stesso ha sottolineato a proposito della sua attività è l’interesse sempre rivolto sia al corpo che allo spirito e di come ciò lo abbia condotto verso l’improvvisazione meditativa e l’azione artistica carica di significati profondi per la nostra contemporaneità.

Una delle sue linee di ricerca ha toccato il rapporto tra lo spazio acustico e quello visivo, studiando la possibilità di tradurre l’immagine in un equivalente sonoro, attraverso una ricerca che non fosse soggettiva o basata sull’interpretazione personale, ma piuttosto oggettiva e basata sulla misurazione precisa delle strutture presenti nell’opera di partenza, sia essa un quadro, una architettura, un paesaggio o un fenomeno organico.



fotografia: Philip Corner in concerto a New York, metà anni ’60


Così è nata la partitura saggio “Music Muse”, un testo fatto di diagrammi che spiegano e illustrano i principi del rapporto stretto che esiste tra lo spazio acustico e quello visivo. Questa partitura è stata pensata ed eseguita in prima assoluta nel 2000 a Utrecht come realizzazione sonora di due opere del pittore costruttivista Theo Van Doesburg.

Philip Corner ha rielaborato la partitura con l’intento di tradurre in suono alcune opere pittoriche di Joan Miró che si prestano in particolar modo ad una resa sonora per la loro perfetta miscela di forma e movimento. Le tre pitture blu del 4 marzo 1961, Le Costellazioni del 1940-41 e Composizione del 1950 saranno proiettate nel suggestivo spazio dell’associazione culturale borgovico33 e interpretate in un concerto sperimentale per pianoforte suonato sia sulla tastiera che direttamente sulle corde anche con oggetti.





Philip Corner (New York, 10 aprile 1933) ha studiato con Mark Brunswick al City College di New York (1955) e con Olivier Messiaen al Conservatorio di Parigi (1956-57); presso la Columbia University (1959) è stato allievo di Otto Luening e Henry Cowell.

Si è avvicinato alla musica orientale durante la sua permanenza in Corea con l’esercito statunitense nel 1959-60, e dopo il suo ritorno a New York divenne uno tra i primi esponenti di Fluxus e membro di alcuni importanti gruppi di avanguardia e di musica sperimentale come il Judson Dance Theatre, e il Tone Roads, di cui è stato il co-fondatore con James Tenney e Malcolm Goldstein. Nel 1974 ha fondato il Sounds out of Silent Spaces che suonava regolarmente alla Experimental Intermedia Foundation di New York.

Corner è stato a lungo associato al Son of Lion, un gruppo americano di gamelan, e ha collaborato spesso con diversi coreografi, tra cui Lucina Childs e Elaine Summers, e con gruppi teatrali statunitensi ed europei. Ha insegnato alla New Lincoln School e alla New School for Social Research di New York e, dal 1972, presso la facoltà della Rutgers University, dove ha sviluppato un nuovo sistema di approccio all’insegnamento teorico della musica che abbraccia concetti comuni a culture diverse. Vive e lavora a New York e in Italia (Reggio Emilia).

Corner considera gli influssi da parte delle culture asiatiche e di altre culture non occidentali, un aspetto fondamentale della modernità; ancora giovane musicista scoprì che l’interesse di alcuni compositori americani contemporanei (e soprattutto di Cage) relativo al timbro, ai microsuoni, e alle caratteristiche dei singoli suoni, era presente anche nella musica asiatica. Un aspetto della sua affinità con il pensiero orientale – l’interesse per la meditazione – lo portò a esplorare il grado massimo di semplificazione dei materiali musicali, e il risultato finale di questa esplorazione fu Elementals (1976), mentre anche altre opere composte negli anni ’70 (la serie OM, le Metal Meditations e Pulse) riflettono questa tendenza. Un aspetto importante della tecnica compositiva di Corner è l’integrazione delle procedure metodiche e d’improvvisazione applicate a strumenti tradizionali e a oggetti naturali. La sua notazione grafica innovativa possiede particolari qualità calligrafiche e le sue partiture sono apprezzabili anche a livello visivo. Corner usa sovente lo pseudonimo coreano Gwan Pok (“Contemplando la cascata”) alla maniera orientale, quale sigillo apportato alla sue partiture. Le implicazioni numeriche della musica indonesiana lo hanno ispirato a creare una serie di opere per Gamelan: in forma aperta, strutturate per essere eseguite con molti tipi di strumenti diversi, e comprendenti in alcuni casi anche elementi teatrali e vocali. Sebbene Gamelan rappresenti per l’autore un approccio libero al fare musica accessibile a gruppi e a solisti sia orientali che europei, le opere di questa serie possono essere eseguite da una vera e propria orchestra di gamelan. Uno dei primi ad assimilare l’influenza di Cage e uno dei precursori del minimalismo, Corner ha integrato la casualità alle procedure sistematiche, la ripetizione all’improvvisazione, il rumore al silenzio e all’espressione, in un insieme coerente di composizioni che riflettono esemplarmente il suo incontro creativo e continuativo con le tradizioni musicali orientali.

L’etichetta discografica Alga Marghen prodotta da Emanuele Carcano, Milano, ha recentemente dedicato a Philip Corner una rilevante serie retrospettiva di incisioni.